Come i libri riflettono gli autori e li avvicinano ai lettori

In questo articolo si parla di quella particolare magia che permea alcuni libri, quando sanno ricreare sentimenti o esperienze in cui possiamo riconoscerci, in cui, al di là dell’ambientazione nel tempo e nello spazio, si parla di argomenti universali che sentiamo nostri in profondità, indipendentemente dal fatto che ci causino tristezza, rabbia o tenerezza. 

Alcune caratteristiche della nostra società e del nostro modo di pensare  hanno radici profonde ed antiche ed i testi letterari ci aiutano a riflettere sulla nostra società attuale e sull’influenza spesso negativa della cultura in cui  nasciamo e cresciamo. Le parole degli autori ci rivelano una umanità del loro tempo che spesso si mostra incredibilmente  moderna ed universale creando un ponte tra autori e lettori di altri luoghi ed epoche.

Hannah Hoch (1889 -1978)

Hannah Hoch, scrittrice ed artista,  è stata una delle pochissime donne a far parte della corrente dadaista, sviluppatasi tra il 1906 e il 1920.  All’interno del movimento rivoluzionario, la Hoch cerca uno spazio espressivo, ma i suoi compagni non la riconoscono come una vera e propria artista, anzi , durante la prima mostra dadaista Berlino, nel 1909, provano ad impedirle di esporre i propri quadri in quanto  donna. Gli artisti dadaisti,nonostante la ribellione alla società e all’ideologia politica tedesca,  hanno, infatti, una idea maschilista della società. Persino il suo amante, Hausmann, esponente di spicco del movimento, sottovaluta il suo valore e la critica continuamente.
Alla fine Hannah Hoch  lascia Hausmann con un racconto  molto ironico intitolato “The painter” (1920) in cui narra di un pittore moderno, di nome Heavenlykingdom, sposato e con un figlio, che soffre per un conflitto interiore a causa di sua moglie che in 4 anni lo ha obbligato a lavare  i piatti per ben quattro volte, rovinando il suo spirito creativo con queste richieste.  L’artista moderno, da un lato comprende di dover in qualche modo riconoscere la parità dei sessi, dall’altro  si siente schiavizzato per queste imposizioni ed inizia ad avere degli incubi che tormentano il suo sonno. Con questo breve testo  Hannah rivela l’ipocrisia che si cela dietro le manifestazioni di modernità  dei suoi compagni artisti e denuncia la posizione della donna moderna, che continua ad essere legata alla casa e, in particolare, alla cucina. Nei suoi quadri la denuncia sociale diventa ancora più evidente. 
Alla fine Hannah Hoch  lascia Hausmann con un racconto  molto ironico intitolato “The painter” (1920) in cui narra di un pittore moderno, di nome Heavenlykingdom, sposato e con un figlio, che soffre per un conflitto interiore a causa di sua moglie che in 4 anni lo ha obbligato a lavare  i piatti per ben quattro volte, rovinando il suo spirito creativo con queste richieste.  L’artista moderno, da un lato comprende di dover in qualche modo riconoscere la parità dei sessi, dall’altro  si siente schiavizzato per queste imposizioni ed inizia ad avere degli incubi che tormentano il suo sonno. Con questo breve testo  Hannah rivela l’ipocrisia che si cela dietro le manifestazioni di modernità  dei suoi compagni artisti e denuncia la posizione della donna moderna, che continua ad essere legata alla casa e, in particolare, alla cucina. Nei suoi quadri la denuncia sociale diventa ancora più evidente. 

Ancora oggi in molte famiglie e coppie vi sono persone che sono obbligate a rispettare un ruolo che è stato impresso su di loro, ma Hannah ha avuto la forza di staccarsi da questa visione e di costruire la sua propria vita senza pregiudizi o critiche. Come disse lei una volta: <<Ho fatto tutto e non ho mai badato alla calligrafia e al tratto!>> intendendo dire che non si era mai fermata alle “belle apparenze”,  nè si era lasciata trascinare dai gusti dominanti, ma aveva sempre fatto quello che desiderava, senza lasciarsi convincere dagli altri  sul come essere parte della società.

Il racconto di Hannah Hoch descrive un conflitto che, a distanza di oltre un secolo, è  ancora attuale e presente nella nostra società ed è spesso causa  di conflitti familiari  e violenze domestiche.

J. K. Rowling


La Rowling è una scrittrice diventata molto famosa per la saga di Harry Potter, ma più della descrizione della vita di collegio a Hogwarts e della guerra tra bene e male, l’aspetto che trovo particolarmente interessante è quello della denuncia sociale, legata ai privilegi dei maghi rispetto alle altre creature magiche e al disprezzo verso  i non Maghi, i MadBlood,  gli Halfblood. Non sono solo i  mangiamorte a ritenenere i maghi “purosangue” superiori agli altri esseri magici, ma anche molti maghi presentati come figure positive, pur  non dichiarando esplicitamente la loro superiorità, la lasciano trasparire nei dialoghi  e mostrano come l’educazione della cultura in cui cresciamo  influisca sul modo in cui vediamo e giudichiamo le cose intorno a noi. A volte non ci rendiamo conto di come il nostro background culturale ci porti a falsi pensieri  e valutazioni sulle persone che sono diverse da noi, portando a pregiudizi, a discriminazioni ed infine all’odio verso il diverso. 

La lettura dei romanzi di Harry Potter avviene quindi su due diversi livelli, su uno abbiamo la trama eroico adolescenziale, sull’altro la denuncia sociale e la speranza in una società più giusta, che diventa possibile quando ognuno di noi è disposto a rischiare e , come Draco Malfoy, riesce a comprendere che è possibile rompere le catene di una tradizione pesante. La saga ci insegna che non siamo obbligati a seguire la visione del gruppo di persone in cui viviamo, se non la condividiamo.

L. Pirandello

Luigi Pirandello è nato ad Agrigento il  28 giugno 1867 ed è morto a Roma il 10 dicembre 1936.

È stato un drammaturgo, scrittore e poeta italiano, a cui è stato dato il Premio Nobel per la letteratura nel 1934.

Sua moglie venne ricoverata in un manicomio e questo ha portato Pirandello a scrivere opere letterarie e teatrali mostrando l’ “io” di tutti gli uomini.

Pirandello sosteneva che tutti gli uomini nella vita portavano diverse maschere, in base alle situazioni, infatti il suo romanzo “Uno, nessuno e centomila”, parla proprio di una persona  (uno), che pensa che tutte le altre persone lo vedano in modo diverso (centomila) , a rappresentare le varie sfaccettature o maschere di una persona. Dal momento che nessuna delle sue idee o ipotesi su come gli altri lo vedano coincide, no è possibile sapere quale sia la più giusta (nessuno).

Conclusioni

Tutti i romanzi e autori di cui abbiamo parlato in questa pagina mostrano un aspetto della realtà  che viene vissuto da ogni uomo, nel presente e nel passato.

I libri riescono a farci capire, tramite le esperienze personali degli autori, come la nostra vita possa essere tanto simile alle vite di altre persone, e come i nostri problemi e sentimenti a questa età possano essere già familiari a gente ormai adulta.

I libri riescono, tramite comicità, dramma e mondi fantastici, a mostrare la crescita di un ragazzo, la psicologia umana e tutte le maschere che l’uomo può avere.

In conclusione, tramite i libri possiamo vivere, conoscere e riconoscerci in altri personaggi che rappresentano la crescita e il pensiero di ciascuno di noi, nel passato, presente e futuro.

Consigli di lettura

Se volete leggere qualche romanzo che parla della psicologia umana e di come l’uomo possa indossare tante maschere con tante persone diverse, possiamo consigliare qualche romanzo di Pirandello, come “Uno, nessuno e centomila” oppure di Italo Svevo, come “la Coscienza di Zeno”.

Se volete leggere dei romanzi di formazione,  potete leggere “Harry Potter” di J.K. Rowling o “il giovane Holden” di J.D. Salinger.

Vi sono inoltre romanzi fantastici come “il mare senza stelle “ di Erin Morgensten.

Informazioni prese da:

www.Wikipedia .com

www.studenti.it

 

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