ANIME SCALZE: intervista a Fabio Geda
Il giorno 4 marzo 2024 il biennio dei licei di Villa Sora ha avuto la possibilità di incontrare e intervistare lo scrittore del libro “Anime scalze”, Fabio Geda.
Nel corso dell’incontro l’autore ha risposto ad alcune domande, scopriamole insieme.
Che cosa le è rimasto dell’esperienza salesiana?
«Dell’esperienza salesiana mi sono rimasti molto impressi i cortili dove si giocava sempre tutti insieme con gli altri bambini, l’amore per l’educazione in stile salesiano, dove vengono coinvolti tutti. Ma anche parte del mio amore per la letteratura dato dalle grandi biblioteche piene di libri e perché all’inizio di ogni mese un insegnante riempiva con 30/ 35 libri un carrello e passava per le classi dicendo ad ognuno di scegliere dei libri da leggere entro il mese successivo. Questo era un modo bellissimo per far conoscere di più la letteratura e per consentire uno scambio maggiore di libri tra i vari alunni.»
Perché ha deciso di scrivere questo libro?
«Ho deciso di scrivere questo libro perché avevo appena finito di scrivere “Se la vita che salvi è la tua”, che è un libro per adulti e mi sono accorto che avevo bisogno di scriverne uno in cui anche i personaggi fossero ragazzi come quelli con cui mi relaziono ogni giorno. Un secondo motivo nasce dalla voglia di dare voce alle scelte che fanno le persone che vivono in condizioni difficili dandogli una voce potente. Per questo è un libro scritto in prima persona.»
La vicenda raccontata presenta dei tratti autobiografici? Perché l’ambientazione a Torino?
«La storia è ambientata a Torino perché è la mia città, la città dove vivo e dove sono cresciuto. Non c’è nulla di autobiografico, perché le vicende raccontate non le ho vissute io in prima persona, ma sono vicende accadute nella vita dei ragazzi con cui lavoro ogni giorno.»
Nel romanzo è presente un riferimento all”Amico ritrovato” di Fred Uhlman: c’è un motivo particolare per cui ha scelto questo romanzo? Ci sono opere o autori che l’hanno ispirata?
«Il romanzo “L’amico ritrovato” mi ha da sempre ispirato, perché è uno dei miei preferiti e quindi l’ho sempre preso come riferimento per scrivere i miei libri. Inoltre l’ho inserito in questo romanzo perché la storia d’amore tra Viola ed Ercole è innanzitutto una storia di amicizia, loro sono attratti l’uno dall’altro perché sono molto diversi, proprio come Hans e Konradin.»
Come influiscono le sue emozioni e i suoi sentimenti in questa e nelle storie che racconta?
«Mentre scrivo mi concentro molto sulle emozioni dei personaggi e non sulle mie, quindi cerco di impersonarmi il più possibile nei personaggi. Questo mi riesce perfettamente perché sono molto in contatto con il me adolescente. Mi ricordo benissimo le mie emozioni, quali erano i miei sogni, le mie fragilità e di che cosa avevo paura; mentre del me bambino non ricordo niente, per questo penso di non poter mai scrivere un libro dove i protagonisti sono bambini. Le emozioni che si porta dietro questo libro sono tante, come la costante paura di scrivere un brutto libro banale, ma preferisco che sia così piuttosto di essere sempre sicuro di star scrivendo un capolavoro.»
È soddisfatto del libro o c’è qualcosa che cambierebbe?
«Quando pubblico un libro sono sempre soddisfatto di ciò che ho scritto, perché altrimenti non riuscirei a pubblicarlo. Ma ci sono dei libri che alcune volte mi capita di dover riaprire o di doverne leggere alcune parti e noto subito delle cose che vorrei cambiare: invece in questo libro non vorrei cambiare assolutamente niente ed è un libro che scriverei sempre nello stesso modo.»
C’è un insegnamento che ha voluto dare ai lettori in questo romanzo?
«Io spero che da questo libro voi siate riusciti a trovare uno spunto per crescere e imparare. Ma un romanzo racchiude troppi argomenti che voglio trasmettere al lettore da poterli semplificare in una singola frase. Inoltre ciascun lettore quando legge un libro lo legge in modo diverso dagli altri, perché ognuno di noi si impersona in un personaggio piuttosto che in un altro o riesce a cogliere dei dettagli che altri non notano. Io riempio i miei libri di verità e suggestioni, ma solo alcuni lettori ne coglieranno a pieno il significato e altri lettori ne coglieranno altri: a ciascuno rimarrà impressa una cosa diversa.»
La descrizione dei personaggi rispecchia qualcuno che Lei conosce o è del tutto inventata? Esiste una “Viola”, che fa parte della sua vita?
«Viola è proprio un personaggio completamente inventato che sarebbe potuto andar bene con il personaggio di Ercole e che avrebbe fatto da contrasto con lui. Invece Ercole, Asia e i genitori sono personaggi che hanno sempre fatto parte della mia vita, perché io ho lavorato con famiglie del genere, ma con una piccola differenza: nelle famiglie con cui ho lavorato era la mamma single e il padre era andato via. In questo caso, invece, è la madre che ha abbandonato la famiglia e quindi qui ho invertito la cosa per curiosità, per sapere che cosa sarebbe capitato quando un padre resta da solo con i figli.»
Qual è il personaggio preferito da lei nel romanzo?
Perché?
«Sicuramente Asia, perché si prende cura del fratellino e del padre e quando lei decide di andare a vivere da sola lo fa solo per dedicarsi alla cura di sé stessa.
Asia infatti non vuole abbandonare il padre e il fratello, ma sa che non potrebbe prendersi cura di loro se non fosse in piena forma. Quindi lei vuole andare a vivere da sola per poter ricaricare le batterie e per continuare ad occuparsi della famiglia al meglio.
Questo lo trovo di grande saggezza perché ho spesso incontrato persone che si sono spese per gli altri, ma non avevano rispetto di se stesse e questo è pericolosissimo. Infatti cominci a fare tanto e poi ti aspetti qualcosa per esserti spesa sempre per gli altri, ma poi crolli e non riesci a concludere nulla: bisogna fare del bene non per aspettarsi qualcosa indietro ma solo per far stare bene gli altri. Questo lo rivedo molto in Asia.»
Come si scrive una storia? Che consigli può dare a chi di noi ne vorrebbe scriverne una?
«Io quando inizio a scrivere un libro comincio prima a crearmi una struttura, come se dovessi costruire un palazzo in cui io entro e comincio ad esplorare la storia: decido se deve essere una villetta, un grattacielo di dieci piani o un appartamento. Io so che edificio sto costruendo perché se non lo sapessi poi mi perderei nel corso della scrittura. So come voglio che inizi e come finisca, so che cosa deve succedere durante il racconto, so quante pagine sarà all’incirca e quanto sarà lungo. Quando comincio a scrivere penso già se voglio più dialoghi, più descrizioni o più riflessioni, perché questo cambia il rapporto che si crea con il lettore.»
La fine dell’intervista
Alla fine dell’intervista a Fabio Geda gli studenti hanno avuto la possibilità di farsi firmare il libro “Anime scalze” dall’autore e di fare delle foto con lui.