“Che gli Hunger Games abbiano inizio!” La recensione del bestseller di Suzanne Collins
In questo articolo, la recensione dell’edizione del 2015 edita da Mondadori, pubblicata in Italia per la prima volta il 20 Agosto 2009.
ARTICOLO DI LISA CARDACI (S2A)
Quando mi sveglio, l’altro lato del letto è freddo. Allungo le dita per cercare il calore di
Prim, ma trovo solo la tela grezza della fodera del materasso. Avrà fatto un brutto sogno e
si sarà infilata nel letto della mamma. Ma certo. Oggi è il giorno della mietitura.
Inizia così il primo romanzo della trilogia di Hunger Games, un libro avvincente, a tratti
violento, da non perdere per chi è appassionato del genere fantascientifico.
Siamo a Panem, una regione dell’America del Nord, suddivisa in 12 distretti (un tempo 13,
ma il tredicesimo è stato distrutto perché si era ribellato al governo) e governata in modo
assoluto da Capitol City.
Ogni anno, per il divertimento degli abitanti di Capitol City, si svolgono gli “Hunger
Games”: un ragazzo e una ragazza fra i 12 e i 18 anni di ogni distretto (i tributi), vengono
estratti a sorte per combattere una violenta battaglia uno contro l’altro in cui moriranno tutti, tranne uno.
La protagonista è Katniss Everdeen, una adolescente del dodicesimo
distretto che si offrirà al posto della sorellina Prim per combattere la settantaquattresima
edizione dei giochi. Con lei partirà Peeta, un ragazzo che, da piccoli, le salvò la vita
dandole del pane.
I due vengono così catapultati nel mondo di Capitol City e degli hunger games; i ragazzi si
fingono innamorati per salvarsi e dopo varie alleanze (Katniss con una ragazza dell’undici
chiamata Rue, Peeta con i ragazzi dell’uno, del due ed altri favoriti) e peripezie riescono
ad ingannare Capitol City e a vincere insieme gli hunger games.
Chissà se fra Peeta e Katniss alla fine sarà scoppiata la scintilla…
“Mi offro come tributo volontario!” così urla Katniss, senza esitare nemmeno un attimo, a
pagina 21: questa citazione fa capire quanto possa essere forte l’amore fraterno, così forte
che si è pronti a rischiare anche la propria vita pur di salvare quella del proprio fratello o
della propria sorella, così forte da essere un gesto impulsivo, fatto senza riflettere un
secondo; nulla batte l’amore.
“La pietà, non la vendetta, porta la mia freccia a conficcarsi nel suo cranio” così afferma
Katniss a pagina 217; questa citazione, tratta dal pezzo in cui la protagonista uccide
l’ultimo tributo che è stato attaccato e praticamente sbranato vivo da degli ibridi, fa capire
che nonostante loro siano stati costretti ad uccidersi l’uno con l’altro e nonostante sembra
abbiano perso tutta la loro umanità, lei è ancora in grado di provare pietà, di essere
umana.
Questo è un libro che colpisce, lasciando un mix di emozioni indescrivibile, uno di quei libri che fanno piangere, ma allo stesso tempo riescono a lasciarti qualcosa, qualcosa di vero.