L’intervista a Edith Bruck: in “Tempi” la poesia racconta memoria e presente
Perché il poeta, scrivendo, conduce fuori di sé ciò che lo ferisce più profondamente.
L’evento
Martedì 8 febbraio 2022 alle ore 11:30, l’organizzazione Frascati Poesia con la partecipazione di tutti gli istituti scolastici nel territorio di Frascati (e limitrofi) ha presentato un evento, tramite una videoconferenza in diretta YouTube, in occasione delle celebrazioni della Giornata della Memoria. Ospite e protagonista di questo evento è stata Edith Bruck, che da oltre settant’anni continua la sua testimonianza da sopravvissuta ai campi di sterminio attraverso la poesia e il dialogo con i giovani. Ogni istituto partecipante ha scelto due rappresentanti generali a cui è stato dato l’onore di presentare due domande ciascuno all’autrice. A rappresentare il nostro istituto, hanno partecipato alla conferenza: Joseph Botticelli, vincitore del Premio Frascati Poesia, e Angelo Pucci, entrambi alunni del terzo liceo classico. All’autrice sono state poste, da parte nostra, le seguenti domande:
- “Come è possibile far comprendere ai ragazzi della nostra generazione che l’arte, la poesia e la letteratura sono tanto importanti quanto discipline più pratiche, le quali sembrano essere più osservate nel nostro contesto sociale?”
- “In Tempi (sua opera) scrive che l’uomo non teme che, dove mette i piedi, non cresce più l’erba. Le chiediamo una riflessione riguardo il presente e il futuro. Lei ritiene che, ancora oggi, questa affermazione possa ritenersi valida? Su quale erba, noi giovani, saremo destinati a camminare?”
Edith Bruck ha risposto alla prima domanda con un’osservazione molto affascinante:
La letteratura e la poesia, in qualche misura, costituiscono sempre una testimonianza dell’epoca dell’autore. La scrittura è protesta e grido, il poeta, scrivendo, conduce fuori di sé ciò che lo ferisce più profondamente. Sia per l’autore che per il lettore, in piccola o grande parte, la scrittura ha una funzione terapeutica.
L’autrice, inoltre, ha evidenziato l’importanza della libertà di espressione.
Il poeta deve essere totalmente libero per esprimersi, se si lascia sconfiggere dalla censura del regime, è un prigioniero.
Successivamente, ha riposto alla seconda domanda.
Mia madre non era una persona colta ma molte volte disse che dove l’uomo mette piede, non cresce più l’erba. L’uomo distrugge il proprio ambiente: la natura e gli altri uomini. Esso si avvelena da solo perché prima segna il passato e, poi, non impara nulla dalle conseguenze. Molti aspetti del nostro pianeta sono già in condizioni irreparabili (es. il mare pieno di plastica).
La scrittrice e poetessa ungherese si chiede dove saremo destinati a vivere, se l’uomo continuerà ad agire in questo modo.
L’uomo non si ferma di fronte a niente e questa legge crudele ha segnato il passato, segna il presente e segnerà il futuro.
Tempi di Edith Bruck
Il libro più recente di Edith Bruck è una raccolta di poesie chiamata Tempi, la quale, attraverso uno stile molto semplice e lineare, mira a rievocare sia i tempi dell’infanzia, che quelli della vecchiaia dell’autrice. Alcune riflessioni interne alle poesie e riguardanti l’esperienza nei campi di sterminio, per la vividezza narrativa e stilistica, sembrano essere contemporanee a quell’epoca. Altre riflessioni, invece, si focalizzano sull’interiorità dell’autrice e, particolarmente, il suo incessante desiderio di un mondo pacifico e le severe critiche nei confronti dell’umanità. Come detto nell’incontro online, Edith Bruck ha voluto palesemente condurre fuori di sé ciò che l’ha ferita e che la ferisce nel profondo. Con la straordinaria coerenza e immediatezza che contraddistinguono l’opera, è riuscita a protestare, gridando, con una forma stilistica elegante e delicata: il contenuto e la forma appaiono come contrari che, lottando in queste poesie, producono una notevole armonia poetica.