L’irreale realtà della quarantena

Era la sera del 4 marzo e ogni ragazzo o ragazza d’ Italia continuava a ricaricare la pagina delle notizie del proprio telefono, computer o tablet che fosse.

Arriva la notizia di Conte, le scuole sarebbero rimaste chiuse, causa Covid-19. Quella che tutti avevano concepito come una estate anticipata si è rivelata tutt’altro, facendo realizzare all’Italia che non sarebbe stato il virus il vero nemico da fronteggiare, ma tutto ciò che ne sarebbe seguito.

21 marzo, con una diretta su Facebook e ritrasmessa dalle principali emittenti televisive nazionali, il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte ha annunciato la chiusura totale delle attività produttive in tutta Italia. Da questo momento in poi la gran parte dei lavoratori italiani rimarranno a casa, costretti a trovare un modo per lavorare dalla propria abitazione e purtroppo, tante volte, anche a combattere la fame.

La situazione tuttora rimane la stessa, se si esce di casa per fare la spesa o anche solo per buttare la spazzatura si sente il totale silenzio, accompagnato dal rumore di bandiere italiane su qualche balcone mosse dal vento. Ogni studente d’Italia vive ormai davanti a quello che Orwell definiva teleschermo nel suo libro 1984, la mattina ascoltando e appuntando ciò che dice e il pomeriggio praticando le nozioni apprese. Un loop infinito in cui si aspetta che ogni giorno passi, giorni infiniti che non lasciano nulla. Proprio come in un universo futuristico è stata la tecnologia a connettere e a salvare il mondo, dando possibilità di non fermare la didattica e anche di trasformare il commercio in e-commerce.

Eppure non sembra essere così.

Se ci si affaccia sul mondo, da una finestra, un balcone o anche semplicemente collegandosi a una telecamera pubblica, come quella di Piazza di Spagna o del Colosseo, sembra tutto cristallizzato. Tutto tace e ci si sente come se si fosse l’ultima persona sulla terra, circondati da natura e silenzio; questo equilibrio inquietante viene poi rotto dal rumore dei passi di qualcuno che torna a casa o magari anche da un’ auto che va al supermercato, ma poi si ricompone in un attimo. Eppure il traffico online non è mai stato così alto, i server di qualsiasi videogioco sono pieni e servizi di video chiamate sembrano sul punto di crollare per il numero di utenti collegati.

Ma quando ci si scollega da tutto questo mondo si realizza quanto sia effimero e in realtà inesistente. Proprio come Neo che si scollega dal Matrix, come Katniss Everdeen quando si trova forzata a partecipare agli Hunger Games, anche noi siamo costretti ad affrontare quella amara realtà di morte e tristezza quotidiana.

La sfida più grande però forse non è quella di accendere il telegiornale o di guardare la propria strada vuota dalla finestra, ma vivere la solitudine.

La solitudine di questa irreale realtà della quarantena.

 

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