“La voce del silenzio”
Silenzio.
Un silenzio assordante tuona nell’aria gelida; nella mente dei prigionieri risuona la frase “Arbeit macht frei”. Ad ogni passo s’intensifica il desiderio che quella libertà arrivi presto sotto il nome di Morte. Le cime degli alberi dividono in spicchi l’immensità di cielo che sovrasta il campo, mostrando l’Infinito confinato al di fuori delle mura di cemento, una fetta d’Irraggiungibile che ride dei presenti.
Ed ecco la notte scendere a riparare con il suo manto di stelle i “soffi di vita” che riescono ancora a camminare. Si trascinano eterei, senza peso, verso le proprie baracche. il freddo si attenua per pochi istanti, sostituito dal fischiare impetuoso delle finestre. Nel grande stanzone di legno, ormai marcio, si ammassano le vite dei condannati. L’odore nell’aria, acre e viziato, punge i sensi e spegne gli animi, riducendo i presenti come fossero pollame, l’essenza umana ridotta al nulla.
E poi eccola.
Ecco l’ultimo sforzo.
Ecco l’ultimo giorno.
“Arbeit macht frei”.
Il lavoro rende liberi.
Ecco la morte.
Ecco la libertà.”
Il fumo di uomini, trasportati dal vento, raggiunge le cime degli alberi spogli.
Ormai lontani dal dolore, incastonati per sempre in quella piccola e immensa parte del Tutto.