L’ultimo giorno del viaggio d’istruzione a Palermo: Capaci e Peppino Impastato

Il 2 marzo è l’ultimo giorno del viaggio di istruzione a Palermo svolto dagli studenti dei quarti anni della scuola. Meta della mattinata: Capaci. Il pomeriggio, dopo delle ore libere e il pranzo nella tranquilla cittadina di Cinisi, ci siamo spostati per visitare la casa di Peppino Impastato. Successivamente siamo giunti all’aeroporto per prendere l’aereo di ritorno a Roma.

Capaci, luogo di memoria

Dopo la consueta colazione in hotel, le varie classi si sono spostate tramite autobus a Capaci. Vicino al luogo dell’attentato è stato eretto un monumento commemorativo per onorare e ricordare le vittime di questo atroce massacro. Arrivati lì un volontario ci ha accolto e ha ripercorso nel dettaglio i vari avvenimenti di quel giorno.

Il 23 maggio 1992 il giudice Giovanni Falcone stava tornando a casa da Roma, insieme alla moglie Francesca. Partito da Ciampino intorno alle 16:45, atterra all’aeroporto Punta Raisi di Palermo dopo un volo di 53 minuti. Falcone si mette alla guida di una Fiat Croma bianca, al posto dell’autista Giuseppe Costanza, in cui si trova anche la moglie e l’autista stesso. La macchina di Falcone è preceduta da un’auto, con gli agenti Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo, e seguita da un’altra con gli agenti Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo. Le auto prendono l’autostrada, dirette verso Palermo. Alle 17:58, Giovanni Brusca, da un colle vicino, aziona una carica di cinque quintali di tritolo, posizionata in una galleria sotto la strada. Lo scoppio quindi travolge in pieno solo un’auto guidata da I tre agenti della scorta, che muoiono sul colpo.
La macchina di Falcone si schianta contro il muro di cemento, si disperdono detriti causati dallo scoppio ma è ancora vivo: morirà durante il trasporto in ospedale a causa del trauma cranico causato dall’impatto contro il parabrezza. La moglie Francesca muore invece in ospedale la sera alle 22:00. L’agente Costanza, che si trovava nella macchina con il giudice, e gli agenti della terza automobile, rimasero in vita.

La casina sul colle da cui Brusca fece esplodere il tritolo, tappa del viaggio di istruzione a Palermo
“No mafia” sulla casina situata sul colle da cui Brusca fece esplodere il tritolo

Gli studenti hanno ascoltato il racconto della strage dalle parole di un volontario, visibilmente commosso. la visita prosegue sul colle da cui Giovanni Brusca azionò la carica di tritolo. Da tale altitudine è possibile godere di una vista stupenda, ma il pensiero della funzione che il luogo assunse in quel drammatico sabato lo rende estremamente malinconico.

Vista dal colle di Capaci, tappa del viaggio di istruzione a Palermo
Il panorama dal colle di Capaci, da dove è visibile anche il tratto di strada dove esplose la carica, sulla destra

La casa di Peppino Impastato a Cinisi

Dopo il pranzo libero nella cittadina di Cinisi, le classi hanno visitato la casa di Peppino Impastato, accompagnati da una guida.

Dalla casa di Peppino Impastato, tappa del viaggio di istruzione a Palermo
Un busto raffigurante Peppino Impastato nella sua casa

Giuseppe Impastato nasce a Cinisi il 5 gennaio 1948, da una famiglia mafiosa. Da ragazzo, rompe con il padre, che lo caccia via di casa, e avvia un’attività politico-culturale antimafiosa. Nel 1965 fonda il giornalino “L’Idea socialista” e aderisce al PSIUP. Dal 1968 in poi milita nei gruppi di Nuova Sinistra. Nel 1975 costituisce il gruppo “Musica e cultura”, e nel 1977 fonda “Radio Aut”, con cui denuncia i delitti dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, e in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti, che avevano un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell’aeroporto. Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. Viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978 con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia.

Dalla casa di Peppino Impastato
Una chitarra classica, dei vinili e dei testi nella casa di Peppino Impastato

Ciò che colpisce di più dell’abitazione del giornalista è la sensazione di trovarsi nella casa di una persona qualunque, appassionata di musica, di letteratura (scrisse anche diverse poesie), a dimostrazione del fatto che chiunque di noi può fare la propria parte per combattere la mafia, non serve essere un “eroe”.

Dalla casa di Peppino Impastato
Dei giornali nella casa di Peppino Impastato

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