Matisse e il suo isolamento

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Ritrarsi per esistere. Fuggire dalla guerra per Creare.  Fu un gesto di sfida al nazismo da parte dell’artista che, in quei giorni più bui, trovò un nuovo modo di esprimersi” così racconta Rogers Lalauire in Matisse i libri.
Matisse durante la seconda guerra mondiale si ritirò nella sua villa privata a Nizza per scappare dalla forte pressa del nazismo, fuggendo così da Parigi e abbandonando improvvisamente la moglie e i figli. Isolato, l’artista emanava un flusso continuo di energia creativa grazie ai diversi poemi, versi e poesie di tutti gli scrittori a lui conosciuti. Le sue emozioni, che viaggiavano dalla malinconia alla felicità più sfrenata, le riusciva ad intrappolare su una tela lottando così contro l’oppressione materiale e mentale opposte dal nazismo. Quello della guerra era per Matisse un momento difficilissimo dal punto di vista personale; riuscì comunque a superare una grave malattia, venne attaccato dall’establishment accademico e come altri artisti dell’avanguardia, additato dai nazisti come artista degenerato.
“Mai l’arte indipendente fu tanto esposta a soprusi più idioti e fu ridicolizzata in termini tanto assurdi” scriveva Alfred Barr nel 1951 nella biografia critica dell’autore, “Matisse nella pattumiera! Picasso in manicomio! questi erano gli slogan”.
Fortunatamente il nostro pittore francese, riuscì faticosamente a raggiungere il sud della Francia con Lydia Delectorskaya, sua assistente, modella e compagna. Lei fu il motivo principale per cui Matisse non perse la sua vitalità che lo portò varie volte a ritrarla nel salotto di casa e a volte anche con uno strumento fra le mani. Matisse riempì i suoi quadri di colori vivaci, chiari, limpidi ed accesi. In quegli anni di guerra, parlare di bellezza, di immagine femminile e di desiderio aveva anche un senso politico.
Non aveva paura del nazismo anzi lo riuscì a sconfiggere grazie al rapporto non solo con la sua amante ma anche con quello che aveva creato fra le parole poetiche dei suoi testi preferiti e le immagini che riusciva a stendere su tele ancora oggi ammirate. Infatti fra tutte le opere del nostro pittore possiamo percorrere un filo rosso, quello del suo modo di esprimersi, di mandare un messaggio di speranza a tutti coloro che, nonostante i tempi, riuscissero comunque a vedere i suoi quadri. 
Noi, invece, abbiamo una difficoltà in più rispetto a quella di Matisse; non ci possiamo “fidare di nessuno” e avvicinarci troppo a causa di questo maledetto virus, il COVID-19, che dal mese di febbraio scorso incute timore in tutto il mondo. Però come Matisse abbiamo avuto e probabilmente riavremo una possibilità di isolamento, momenti in cui si può avere più tempo per noi stessi. Riavvicinarsi a quelle abilità creative semplici ed umanamente profonde come l’arte, la musica, la danza e tutte le loro diramazioni. Dobbiamo saper riaccendere le nostre passioni anche in una delle notti più buie della storia dell’umanità. Dobbiamo resistere!
RESISTERE.
Questo è il tema di tutte le opere di Matisse in tempo di guerra. La miglior dichiarazione di opposizione sotto il governo nazista. E come sostenne Baudelaire: “L’apparente ritiro di Matisse fu un ENORME ATTO DI INDIPENDENZA CREATIVA e di AUTENTICITA’!”
RESISTIAMO!

 

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