Privacy e cybersecurity ai tempi del Covid-19

Con la didattica a distanza e con la limitazione degli spostamenti imposta dai vari Dpcm, ci troviamo più che mai ad usare internet.
Per lo svago, per allenarci e soprattutto per la scuola, siamo in costante collegamento con quell’immenso mondo che rappresenta la rete; ma sappiamo veramente a cosa prendiamo parte e quali sono i rischi a cui ci esponiamo?
Ora che la maggior parte della vita lavorativa ma anche privata delle persone è passata online, le situazioni in cui si è esposti sono aumentate vertiginosamente.
Purtroppo la negligenza nei confronti della memorizzazione e della scelta delle credenziali rende tutti vulnerabili, non solo ad un furto dei propri dati ma anche a un possibile furto d’identità, che può rendere la vita della persona un inferno.
Magari anche tu che stai leggendo usi dei pattern ricorrenti, oppure una stessa combinazione di username e password attraverso diverse piattaforme, rischiando che alla compromissione di un solo sito, chiunque possa accedere al tuo profilo.
Molte persone, anche ad alti livelli, cadono in questo tipo di errori banali, per questo si sta cercando di fare informazione in questo senso non solo sotto un aspetto di cyber-sicurezza ma anche sotto l’aspetto della privacy, che possiamo definire come diritto alle nostre informazioni.
Se n’è sentito parlare a marzo, quando si incoraggiava la popolazione a scaricare Immuni, il progetto dello stato per un tracciamento efficiente e veloce, un’app che per il corretto funzionamento avrebbe richiesto uno scambio di informazioni continuo tra dispositivi vicini tramite bluetooth, cosa che avrebbe esposto ad una vulnerabilità clamorosa.
Nonostante l’applicazione funzionasse in maniera tutto sommato sicura, tramite lo scambio di numeri identificativi criptati tra persone in contatto, furono i grandi errori commessi dagli sviluppatori (che spesso portavano persone negative a risultare positive e viceversa, per esempio) e il numero di inchieste che vennero fatte proprio a fine di tutelare la privacy, che fecero fallire questo progetto.
Purtroppo non è scontato che, come nel caso di Immuni, la privacy di un utente sia salvaguardata, soprattutto da grandi conglomerati.
Infatti per loro il concetto di privacy è molto relativo, promettendo di tenere al sicuro i dati da attacchi informatici, ma alla fine condividendoli con i propri centinaia di affiliati.
Questa sorta di “gioco” va avanti da quando internet è stato inventato, quando i controlli sempre più stringenti da parte dei governi sono stati accolti con sistemi sempre più anonimi dagli utenti, fino ad arrivare al giorno d’oggi, dove curandosi della propria privacy si rischia di rimanere isolati.
Ma qual è la via di mezzo per cercare di difendersi senza rimanere esclusi?
Ovviamente un uso coscienzioso degli strumenti che ci sono dati è dovuto, usando credenziali diverse per ogni account che creiamo e tenendole al sicuro con uno strumento come un password manager.
Si può anche verificare se in passato i nostri dati siano stati compromessi, con siti come havproeibeenpwned, azione che andrebbe fatta periodicamente.
La difesa più importante di tutte è però la nostra coscienza nel decidere cosa accettare e cosa no, cosa pubblicare e cosa tenere per noi, non dando mai la privacy per scontata, per quanto possiamo non aver nulla da nascondere.
Proprio Edward Snowden, americano che lavorando nelle agenzie governative ha smascherato l’ampio livello di spionaggio del suo governo sui suoi cittadini e non, dice che rinunciare alla privacy perché non si ha nulla da nascondere, sarebbe come rinunciare alla parola perché non si ha nulla da dire.

 

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