Siamo ancora in tempo? Dopo 60 anni il maestro Manzi insegna ancora
Il 15 novembre 1960 andava in onda la prima puntata del celebre programma “Non è mai troppo tardi”. Con una lavagna a fogli e un gessetto, il maestro Alberto Manzi portò la scuola nelle case degli italiani. La trasmissione fu ideata per iniziativa del Ministero dell’Istruzione, in collaborazione con la Rai.
Nell’Italia del miracolo economico, dove l’8% della popolazione era ancora analfabeta, la trasmissione riscosse presto un grande successo e insegnò agli spettatori, in maggioranza anziani, a leggere e scrivere.
Un anziano signore, intervistato davanti alle telecamere della Rai, dichiarava con orgoglio e soddisfazione di essere riuscito, seguendo il programma, a firmare col suo nome per ritirare la pensione, invece che con una “x” come dovevano fare gli analfabeti sui documenti ufficiali.
In otto anni – l’ultima puntata andò in onda il 10 maggio 1968 – il programma permise a un milione e mezzo di italiani di conseguire la licenza elementare. Il successo fu tale che anche all’estero, in ben 72 paesi, furono ideati programmi televisivi di alfabetizzazione sullo stesso modello di quello italiano.
Il programma era, per l’epoca, davvero rivoluzionario
“Non è mai troppo tardi” ha rappresentato il primo esempio di utilizzo dei mezzi di comunicazione a fini didattici , quando la televisione era appena entrata nelle case degli italiani.
Gli spettatori riuscirono con la volontà e l’impegno a imparare a leggere e a scrivere, nonostante le difficoltà del caso. Molti di loro seguivano la trasmissione dopo una lunga giornata di lavoro, motivo per cui essa andava in onda poco prima dell’ora di cena. Benché l’apprendimento richiedesse sacrifici e avvenisse in modo passivo, gli spettatori poterono comunque raggiungere il loro obiettivo.
La trasmissione del maestro Manzi ha rappresentato una grande novità e ha aperto la strada all’uso delle tecnologie della comunicazione per la formazione e la cultura. Nel corso degli anni abbiamo assistito anche al grande successo di trasmissioni come “Super Quark”, “Ulisse”, “Geo” e oggi le università telematiche e l’e-learning sono una realtà affermata.
Il successo ottenuto dimostra quanto le nuove tecnologie, divenute negli ultimi 60 anni sempre più sofisticate, possano rappresentare un formidabile strumento didattico.
A decenni di distanza da quell’esperienza rivoluzionaria, questo anniversario è un’occasione imperdibile di riflessione, considerando il momento difficile che stiamo vivendo.
Cosa possiamo imparare quindi da quell’esperienza?
Nell’anno della pandemia che ci ha imposto di restare a distanza, i mezzi digitali di comunicazione hanno un ruolo fondamentale per il proseguimento della didattica. La DAD, seppur vissuta in modo sofferto da noi studenti, rappresenta un’opportunità, laddove l’alternativa sarebbe l’interruzione delle attività scolastiche.
Oggi, rispetto agli anni ’60, siamo molto più agevolati grazie alla qualità degli strumenti disponibili e, in particolare, alla possibilità di una comunicazione interattiva e multimediale.
Dopo 60 anni, l’insegnamento di Alberto Manzi è sempre lo stesso: “volere è potere” , con l’immaginazione, l’impegno e la volontà si può abbattere qualsiasi barriera.